È stata approvata oggi dal Parlamento francese la proposta di legge che estende il reato “di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza” anche ai siti web dei pro-life cattolici. Una pena massima di 2 anni di prigione e 30mila euro di multa è prevista per chi è giudicato responsabile di diffondere “affermazioni o indicazioni tali da indurre intenzionalmente in errore, con scopo dissuasivo, sulle caratteristiche o le conseguenze mediche dell’interruzione volontaria di gravidanza”. Furiose le associazioni pro-life.
A Treviso invece sono sotto processo da novembre una decina di attiviste e attivisti che i primi giorni di marzo 2014 avevano contestato la preghiera dei movimenti antiabortisti fuori dall’ospedale civile di Treviso.
L’ospedale di Treviso è uno dei pochi presidi ospedalieri che da sempre pratica le interruzioni di gravidanza grazie alla presenza di pochi medici non obiettori, uno dei pochi ospedali in Italia che tutti i lunedì mattina garantisce l’attuazione della legge 194. Proprio per questo motivo, da anni, i movimenti antiabortisti si radunano all’ingresso della struttura e inscenano delle preghiere “per le povere anime dei bambini mai nati per volontà di donne deprecabili”.
Le attiviste sono sotto accusa per avere urlato in un megafono, aperto uno striscione e lanciato alcuni mazzetti di prezzemolo.
Per difendere questo diritto a manifestare il proprio pensiero ed a difendere la legge 194 sono giunti a Treviso anche da Padova il 15 gennaio scorso vari pastafariani.
Oggi una piccola parte di essi hanno voluto manifestare anche davanti all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso ed hanno manifestato il loro pensiero con il seguente video: “Non va bene, non va bene”